Sette ex compagni di università e Sessantotto si ritrovano per il funerale di un loro amico morto suicida. Decidono di passare il weekend come ai vecchi tempi, in una villa fuori città.
La commedia per antonomasia degli anni ’80, quella in cui, più di ogni altra, è scattata l’identificazione dei trenta-quarantenni dell’epoca. Molto parlata e parecchio furba, la sceneggiatura di Kasdan ha il pregio di limitarsi con gli stereotipi e il difetto (ovviamente involontario) di crearli, fornendo lo spunto a una serie di film tutti uguali all’insegna del come eravamo che ha attecchito specialmente nel fantasioso cinema italiano (tra cui il migliore è senz’altro “Compagni di scuola” di Verdone, 1988), poi sbertucciato da Moretti nel celebre primo episodio di “Caro Diario”. L’operazione-nostalgia è calibrata con perizia da ingegnere urbanistico, e ha come braccio armato una soundtrack sontuosa in cui i due pezzi più noti hanno fatto entrare nella piccola storia del cinema le rispettive scene a cui si prestano da sottofondo: i titoli di testa di “I heard it through the grapevine” e il funerale con “You can’t always get what you want” suonata all’organo. Comunque, difficile negare che il tutto funzioni eccome: ognuno sarà libero di scegliersi il personaggio preferito (personalmente la scelta cade sul cinicone Jeff Goldblum). Compagnia di giovani attori ancora poco noti, ognuno dei quali occupa più o meno un settimo dello spazio; l’ottavo – il caro estinto – era Kevin Costner, le cui scene di rievocazione in flashback rimasero sul pavimento della sala da montaggio.
Voto: 7+
Trivia
(Tutti gli attori principali hanno vissuto insieme per alcune settimane prima dell’inizio delle riprese)
(Harold si lancia all’inseguimento del pipistrello canticchiando la colonna sonora de “I predatori dell’arca perduta”, 1981, scritto da Lawrence Kasdan)
(L’unico personaggio che non è mai ripreso mentre sta dormendo è Nick)
Io preferivo il tormentato William Hurt.In ogni caso non ho mai capito il perchè della nomination a Glenn Close.Misteri dell’Academy.
Perchè, a parità di bravura, l’Academy ha sempre scelto quelli più famosi (avendo già avuto l’anno prima una nomination per “Il mondo secondo Garp”).
La spiegazione mi convince poco.Esempio:Americani con Al Pacino e Jack Lemmon.Nomination a Pacino e niente a Lemmon che secondo me l’avrebbe meritata eccome.E non penso si possa dire che Lemmon è meno famoso di Pacino.Cmq sono io che mi fisso troppo su ste cose,ormai è chiaro che gli Oscar non sono una cosa seria.
Sull’esempio che fai sono d’accordo anch’io (Lemmon la meritava anche per “America oggi”, oltre che semplicemente per esistere); vero è che il 1992 era l’anno in cui si DOVEVA dare l’Oscar ad Al Pacino e quindi lo si ricoprì d’oro (tanto da farglielo vincere per “Profumo di donna”, salvo ignorarlo l’anno dopo per “Carlito’s Way”. Mah…) ben più di quanto meritasse.