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Olimpiadi di Parigi 1924: storia vera degli atleti britannici Harold Abrahams e Eric Liddell, oro rispettivamente nei 100 e 400 metri: il primo dopo essere caduto nella sua gara, i 200; il secondo dopo aver rifiutato di gareggiare di domenica nelle batterie dei 100.
Oscar a sorpresa dell’annata 1981, “Chariots of fire” (titolo un po’ intraducibile in italiano, così si preferì il più classico “Momenti di gloria”), esordio alla regia del pubblicitario Hugh Hudson (che non si è mai più ripetuto a questi livelli) è un film inglese che ha tutto per piacere agli statunitensi: del resto, basta sostituire le stars&stripes all’Union Jack per avere già pronta l’esaltazione dell’America dei primi ’80, proprio all’alba del reaganismo. Film repubblicano (o conservatore, a seconda dei punti di vista) che mette al primo posto i Valori: Dio, patria e famiglia. Esauriti i difetti, bisogna ammettere che come film sportivo ha pochi eguali nella storia: eccellente ricostruzione d’epoca dell’ambiente e dello spirito olimpico, l’uso del rallenty nelle scene di competizione (oggi è un cliché, ma allora non ci aveva ancora pensato nessuno), interpretazioni sincere. I due protagonisti, Ben Cross e Ian Charleson, non faranno molta strada; diversi nomi noti tra i non protagonisti (Ian Holm, sir John Gielgud, Lindsay Anderson e Brad Davis). Quattro Oscar, di cui il più meritato è senza dubbio quello alle originali musiche del greco Vangelis: c’era perplessità per quelle sonorità non propriamente anni ’20, ma fu una scommessa vinta.

Voto: 6,5

Trivia
(Nella banda militare maschile ci furono molte comparse femminili con i baffi finti)
(L’università di Cambridge non concesse il permesso di riprendere la scena della tradizionale Great Court Run, perchè non voleva che i suoi studenti apparissero come anti-semiti; l’università di Eton, dove aveva studiato Hugh Hudson, acconsentì al posto suo)
(Tra i ragazzi che corrono sulla spiaggia di St. Andrews nella sequenza dei titoli di testa, molti di loro erano caddies al circolo di golf di St. Andrews)
(Il titolo “Chariots of Fire” venne in mente allo sceneggiatore Colin Welland dopo aver ascoltato un canto religioso trasmesso dalla BBC in cui c’era il verso “Bring me my chariot of fire”)